Perdi la mente e torna ai sensi.
Fritz Perls
"Non sento niente no, adesso niente no, nessun dolore..." cantava qualcuno.
Ma pensiamo a come sarebbe una vita privata della funzione del "sentire".
Eppure a guardar bene, nella nostra società, vigono due reazioni opposte.
Da una parte, l'ottundimento emotivo è idealmente approvato come comportamento pubblico. Le reazioni emotive sono spesso disapprovate, come un segno di perdita di controllo. La passione viene soppressa, come un bambino petulante che ha bisogno di essere tenuto a bada dalla nostra forza di volontà. Così private di passione, le nostre vite perdono in vitalità, piacere, creatività, sfumando in una identità priva di senso.
Dall'altra parte una spasmodica e insensata ricerca di emozioni facili, immediate e di piacere ad ogni costo. L'esibizionismo e l'ossessione narcisistica degli ultimi anni, non sono altro che il rispecchiamento di personalità fragili, che, nel tentativo di porre fine all'isolamento frammentato che ci caratterizza, cadono nella trappola del dominio di emozioni manipolatorie.
Il secondo Chakra viene così negato, perdendo la sua funzione di ponte in direzione dell'espansione e del risveglio della coscienza.
Con il nostro secondo chakra, Svadhisthana, noi reclamiamo il diritto di "sentire".
Centro delle sensazioni, delle emozioni e del piacere, dell'intimità e dei legami, del movimento e del cambiamento, il secondo chakra libera il flusso di energia dinamica essenziale per la crescita, per la trasformazione.
Se il primo chakra offre sostegno, stabilità e radicamento, con il secondo coltiviamo le sensazioni, le emozioni, e il movimento. L'elemento è l'acqua. La sfida è quindi quella di lasciarsi andare, scorrere, muoversi, percepire e cedere.
Movimento e cambiamento stimolano il risveglio, ampliando il nostro campo percettivo e aumentando le nostre informazioni sensoriali.
I sensi sono il collegamento essenziale tra il mondo esterno e quello interno. Solo attraverso i sensi trascendiamo l'isolamento, entrando in contatto con una sfera più ampia. L'esperienza è allo stesso tempo fisica, emotiva e spirituale. Se lo scopo generale del secondo chakra è quello di stimolare il movimento, il piacere è il modo più immediato per ottenere questo scopo. Il piacere ci invita a vivere pienamente il presente, a gioire dell'essere vivi, a trovare un senso. Il piacere ci rende più rilassati, entusiasti, ricettivi.
Da bambini il piacere proviene dal contatto, dalla vicinanza, dalle conferme che riceviamo.
Quando il piacere viene negato, perdiamo il diritto ad esso, ci sentiamo in colpa per la sua mancanza, ci vergogniamo di possederlo. Tutte le emozioni vengono messe in discussione.
Non a caso lo sviluppo di Svadhisthana avviene tra i 6 e i 24 mesi del bambino, quando la scoperta del mondo esterno distrugge l'unità caratteristica dello stadio del primo chakra.
E' l'immersione nella dualità, che mette in luce le prime fondamentali distinzioni: esterno, interno, se stessi e l'altro, piacere e dolore, separazione e attaccamento.
Poiché le capacità cognitive del linguaggio e del ragionamento non sono ancora del tutto sviluppate, il mezzo principale per operare questo collegamento sono le sensazioni.
Sono le sensazioni di piacere e dolore a muovere i primi movimenti del bambino, ed esse costituiscono la base per lo sviluppo di un'identità emotiva.
Se le emozioni del bambino trovano risposta, egli sviluppa un senso di sicurezza che gli permette di separarsi dall'uno ed entrare in rapporto con l'esterno. Il contatto e l'accudimento offrono questa sicurezza. Il clima emotivo della famiglia in questo fase diviene l'ambiente emotivo di supporto, volto a sviluppare il collegamento sensibile tra il mondo interiore e quello esterno. In un clima sano, il bambino imparerà ad ascoltare le proprie sensazioni, a provare emozioni profonde, a muoversi in maniera aggraziata, e svilupperà passione per la vita e un sano rapporto con la sessualità.
Un secondo chakra carente causerà una limitazione nel movimento, dal punto di vista fisico, emotivo e sessuale, provocando uno stato di contrazione, una una sensazione di rigidità diffusa e una notevole difficoltà a lasciarsi andare. La limitazione del movimento inibisce lo scorrere dell'energia attraverso il corpo, rendendo l'individuo fragile, incapace di provare emozioni o portato alla loro negazione. Per contro, un eccesso nel secondo chakra provocherà un'oscillazione violenta da uno stato emotivo all'altro, e l'incapacità di sentirsi realmente vivi, se non in presenza di sensazioni molto intense. Tutto il sistema, per funzionare bene, deve essere costantemente sovrastimolato, alla ricerca spasmodica di gratificazioni immediate.
La colpa è il demone del secondo chakra, perché inibisce il libero scorrere dell'energia, congela il movimento e priva l'individuo del diritto di provare piacere.
La cura del secondo chakra è soprattutto una questione di incoraggiamento e di equilibrio tra controllo e flusso.
Se il movimento è contenuto, si incoraggi il movimento.
Se il movimento è eccessivo, si impari a contenerlo.
Il che richiede in primo luogo di ascoltarci, di prestare attenzione agli impulsi sottili, stimolando il naturale processo di autoguarigione che ogni corpo possiede.
Liberare l'emozione bloccata ci permette di recuperare l'energia rimasta intrappolata e renderla disponibile per noi.
Questo ci apre a nuove possibilità, ci permette di spingerci oltre, accettando il cambiamento.
Le acque del secondo chakra ci trascinano verso l'alto e verso l'esterno, preparandoci al resto del viaggio lungo il ponte dell'arcobaleno.
Ecco le due Asana che vi consiglio per lavorare su secondo chakra:
Virasana (Posizione dell'eroe) Siedi sui talloni, tendendo il busto diritto, e porta l'attenzione alla respirazione diaframmatica, naturale. Ascolta le sensazioni che provengono dall'esterno e dall'interno del corpo, mantenendo la mente calma e silenziosa.
Ustrasana (Posizione del cammello) Richiede forza, coraggio e flessibilità. Partendo dalla posizione precedente, portati in ginocchio, afferra i talloni e spingi pube e basso ventre avanti e verso l’alto, inarcando la schiena.
Ustrasana (Posizione del cammello) Richiede forza, coraggio e flessibilità. Partendo dalla posizione precedente, portati in ginocchio, afferra i talloni e spingi pube e basso ventre avanti e verso l’alto, inarcando la schiena.
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