Se il corpo cambia, cambia lo spirito, e se lo spirito cambia, il cosmo intero si modifica

domenica 23 settembre 2018

ANAHATA CHAKRA. L'equilibrio del cuore.




 Dai parola al dolore; la pena che non parla sussurra il cuore sovraccarico e lo spinge a spezzarsi.
William Shakespeare










Per la sua posizione, Anahata è il chakra del cuore. 

Il diritto fondamentale del chakra del cuore è semplice, diretto: amare ed essere amati.
Ma come possiamo rispondere a questo bisogno naturale, se il mito prevalente della nostra cultura è un mito di separazione? 
Ci vediamo come esseri separati dalla Natura, dalla nostra stessa madre, separati l'uno dall'altro e separati dal divino che alberga in noi. Siamo scollegati, ostili, alienati, sempre sulla difensiva, centrati unicamente su noi stessi. Ciò che ne risulta è un profondo isolamento, una forte limitazione, che ci allontanano dalla nostra fonte spirituale, dal nostro "cuore". Questo non fa altro che bloccare il nostro naturale processo evolutivo. 
Per accedere al divino, dobbiamo riconoscere la nostra stessa natura divina e integrare in noi la mente e il corpo, il mistico e il mondano, il sé e l'altro. 
L'amore apre la via ad una coscienza più ampia. 
L'amore allarga il nostro orizzonte e ci permette di approfondire il rapporto con noi stessi, senza il quale non potremmo entrare in relazione con gli altri.
L'amore ci apre alla contemplazione del sé, che stabilisce una relazione sacra con il nostro io più autentico.
Solo così portiamo alla luce l'esser cosciente e integrato.


Il quarto chakra è rappresentato da un loto di dodici petali di colore verde. 
In ogni petalo sono scritte le lettere KA, KHA, GA, GHA, NA, CA, CHA, JA, JHA, ÑA, TA e infine THA (in molte rappresentazioni, per semplicità, le lettere sanscrite vengono omesse). Ognuno dei 12 petali di Anahata rappresenta altrettanti turbamenti mentali che devono essere superati meditando su questo chakra: lussuria, inganno, indecisione, rimorso, speranza, ansia, desiderio, imparzialità, arroganza, incompetenza, pregiudizio, disobbedienza. Si tratta di alcune delle "vritti cui allude Patanjali nel famoso sutra I.2 “yogaš citta-vrtti-nirodhah”, lo yoga è la cessazione dei turbamenti mentali.
Anāhata collega la dimensione fisica a quella spirituale. Converte l’energia sottilissima dei centri superiori per consentirle di manifestarsi nei chakra inferiori ed essere percepibile a livello fisico. Inoltre sublima l’energia grossolana proveniente da Muladhara, Svadhisthana e Manipura, in modo che possa manifestarsi in forma di idee, pensieri e ispirazioni.

All’interno del chakra sono inscritti 2 triangoli equilateri sovrapposti, uno con il vertice verso l’altro, l’altro con il vertice verso il basso. Il triangolo con il vertice verso l’alto rappresenta il principio maschile, mentre quello con il vertice verso il basso rappresenta quello femminile. Sono sovrapposti per rappresentare l’unione fra uomo e donna, che avviene a livello del cuore. Rappresenta anche l’unione fra maschile e femminile che ha luogo nelle personalità equilibrate che, pur essendo maschio o femmina, non sono totalmente maschili o totalmente femminili. Analoga simbologia viene rappresentata dall’oca selvatica Hamsa, l’animale che rappresenta lo spirito e quindi l’anima immortale, in cui Ham è la componente maschile, mentre Sa è la parte femminile. Ham-Sa è anche il mantra recitato automaticamente a ogni respirazione da ogni essere vivente dotato di polmoni: Ham inspirando, Sa espirando, ma anche enigmaticamente, al contrario, HAM espirando, SA inspirando. La respirazione è strettamente collegata agli stati emotivi del cuore, alla parola, ma anche al pensiero, che è parola pensata, ma anche parola detta ed espressa attraverso il respiro con la modulazione del fiato. Chi medita su questo chakra diventa dominatore della parola, con grande capacità di persuasione. Diventa inoltre capace di creare e distruggere interi mondi, cosa che in senso metaforico è certamente vera per chi sa usare le parole per rappresentare idee e per raccontare. Secondo la “Shiva Samhita” lo yogi che medita su Anahata viene desiderato da donne divine, il che è certamente lusinghiero per ogni uomo che pratichi yoga. Uomini e donne che meditano su Anahata conseguono inoltre la capacità di muoversi a piacimento nell’aria e la conoscenza del passato e del futuro. Metaforicamente, la capacità di conoscere il passato e il futuro può rappresentare un’acuta sensibilità nel comprendere desideri e pensieri delle altre persone, tipica di chi ha grande intelligenza intuitiva delle emozioni e dei sentimenti propri e altrui.

Nell’area di Anahata troviamo due muscoli fondamentali: il diaframma e il cuore. Inoltre passa proprio da queste parti l’esofago, il tubo che porta il cibo dalla bocca allo stomaco. Questa è un’area dove possono concentrarsi molte tensioni. 
Quando il sistema nervoso è teso, per paura, ansia, o preoccupazioni, questa tensione viene trasmessa al diaframma. La respirazione diventa tesa, come se dovessimo metterci a correre per scappare, oppure lottare per difendere la vita. La tensione dal respiro viene comunicata al cuore, che lavora di più per pompare più sangue, sempre in previsione di una fuga o di una lotta che spesso non arriva mai in modo fisico. Questo stato d’animo viene comunicato anche allo stomaco, che si contrae per rifiutare nuovo cibo, magari predisponendosi al vomito: lottare per la vita non è il momento ideale per una buona digestione.

Ecco due posizioni che lavorano sul quarto chakra:


Dhanurasana (Posizione dell’Arco) Sdraiati sul ventre, afferra il collo del piede con la mano corrispondente e spingi entrambe i piedi verso l’alto. Il beneficio principale della posizione è il massaggio agli organi addominali e, secondariamente, alla colonna vertebrale. Il massaggio addominale può essere accentuato dondolando avanti e indietro. La posizione va evitata in caso di gravidanza, di ernia iatale, ref lusso gastrico e in tutti i casi in cui praticarla sia sgradevole.

Vrksasana con Anjali Mudra (Posizione dell’Albero) Porta il peso su di un piede e solleva l'altro appoggiandolo sull’altra gamba con il tallone nell’inguine o nel mezzo loto. Il ginocchio piegato dovrebbe stare in linea con il ginocchio diritto, quindi più indietro possibile. Se l’anca non è abbastanza flessibile per consentirlo, meglio tenere il piede più in basso. Le mani si tengono davanti al cuore, in Anjali Mudra o con le braccia sopra la testa.

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